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Il futuro delle banche e delle assicurazioni è destinato in gran parte a passare dal connubio tra la blockchain – intesa come gestione intelligente inerente alla lettura e alla scrittura su database replicati e come struttura decentralizzata, dove le informazioni vengono validate in maniera matematica per via di un algoritmo e non per fiducia nei confronti di un ente centrale – e l’intelligenza artificiale distribuita. In caso contrario, la perdita di numerosi clienti costituirebbe solo uno dei possibili scenari apocalittici. E le stesse sorti toccherebbero quasi sicuramente anche all’industria 4.0.
Ma procediamo con ordine. La possibilità di creare una o più blockchain di banche e assicurazioni connesse fra loro velocizzerà di sicuro le transazioni, migliorandone la sicurezza e la trasparenza, oltre all’ottimizzazione del controllo dei dati. Inoltre, da quest’alleanza tra società finanziarie, ci sarebbero interessanti vantaggi nell’ottica della personalizzazione dei prodotti e dei servizi per il cliente finale. Un esempio? In qualità di cliente, hai bisogno di chiarimenti su una determinata tematica o hai una richiesta specifica. Ebbene, a venirti in soccorso ci saranno customer care gestiti da chatbot e non le fastidiose voci guida telefoniche. Il vantaggio? Essendo i chatbot guidati da machine learning e da algoritmi, la risposta sarà decisamente più soddisfacente e rapida. Lo scenario in questione, circa il connubio tra blockchain e intelligenza artificiale, è tutt’altro che fantascientifico. Di certo, il settore finanziario è destinato ad andare incontro ad importanti e sostanziali rivoluzioni.
L’intelligenza artificiale non può fare a meno della blockchain: ecco i motivi
Il modello dell’intelligenza artificiale si evolverà di sicuro e per centrare quest’obiettivo occorrerà un canale, dove i diretti interessati abbiano la possibilità di scambiarsi informazioni e di comunicare in tutta sicurezza. Allo stato attuale delle cose, la blockchain sembra essere l’ambiente ideale. Basti pensare alla rete peer-to-peer che può assicurare una struttura che funziona più o meno come il cervello dell’uomo, vista la presenza del sistema a nodi e della modalità con cui girano e vengono registrati dati e informazioni.
Il funzionamento della blockchain verte tutto sugli scambi che avvengono fra i nodi del sistema e che risultano validati da tutti in real time. A gestirli non c’è alcuna autorità centrale. Ed il paragone con la nostra mente è d’uopo, visto che a governarli vi sono miliardi di neuroni (non uno solo) e di sinapsi che tutti i giorni si scambiano informazioni e le registrano.
Il parere di Orlovsky Maxim
Orlovsky Maxim, tra i più esperti a livello internazionale nell’ambito delle neuroscienze, scrisse tempo addietro un interessante post su Medium, il cui assunto centrale è che la blockchain rappresenterà per l’intelligenza artificiale ciò che il linguaggio scritto è stato per il cervello dell’uomo e per la sua costante evoluzione. Nei particolari, vorrà dire che nel momento in cui la blockchain offrirà un canale per favorire lo scambio di dati e di informazioni in tutta sicurezza, l’impatto dell’intelligenza artificiale sarà più o meno lo stesso di quello dell’avvento della scrittura che, come si sa, per molti studiosi indicò il passaggio dalla preistoria alla storia.
Perché il matrimonio tra intelligenza artificiale e blockchain è da intendersi come un’ancora di salvezza per banche e assicurazioni
Sono davvero numerosi gli istituti finanziari che hanno bisogno di svecchiarsi. E banche e compagnie assicurative rientrano in questo calderone. Per molte compagnie finanziarie, la mission di fondo dei prossimi anni sarà quella di catturare un nuovo target, noto come i millennials. Chi sono? Un’élite di giovani che preferisce non utilizzare i tradizionali servizi finanziari, visto che, a differenza dei loro genitori, da buoni esponenti dell’economy sharing, preferiscono investire soldi, tempo e passione in variegate esperienze. Quali? Viaggi, sport estremi o l’apertura di una startup ex novo. Queste persone preferiscono fittare, acquistare lo stretto necessario piuttosto che collezionare oggetti. Costoro, rinunciando ad avere una splendida casa (sogno magari dei loro genitori) o ad un’auto di lusso fiammante (sogno di altri coetanei), sono stati e saranno in grado di trasformare la precarietà in un nuovo e affascinante stile di vita, dove protagonista indiscussa è l’esperienza. Quest’élite non è affatto una nicchia: in Italia vi sono ad esempio 11,2 milioni di millennials, mentre negli Stati Uniti d’America nel 2036 ve ne dovrebbero essere la bellezza di 81 milioni. E, tenendo conto del fatto che il loro potere d’acquisto dovrebbe aggirarsi attorno ad 1,4 trilioni di dollari, non deve stupirci che questo target faccia gola alle banche e alle compagnie assicurative. “Catturare” i millennials vorrà dire dominare un mercato di sicuro redditizio per i prossimi anni.
Quali settori cambieranno a seguito di una maggiore interazione tra intelligenza artificiale e blockchain?
- Sicurezza: individuare transazioni sospette è una delle sfide del futuro delle banche. Alcune impiegano già al momento dei servizi di machine learning, in grado di identificarle in maniera istantanea
- Personalizzazione: in futuro, i servizi saranno ancora più personalizzati. Il sistema delle recommendations alla base di Facebook, di Amazon e di Spotify, dove i tuoi amici ti suggeriscono cosa fare, è destinato a diffondersi su larga scala
- Velocità: il trasferimento delle informazioni e dei dati permetterà ai consumatori, come già detto, una migliore e più rapida interazione con gli istituti finanziari. Utilizzare la blockchain per dare ai diretti interessati l’opportunità di collezionare i punti della carta fedeltà e di investirli su vari mercati, con la rete peer to peer deputata a rendere automatici i controlli e le verifiche, è uno dei tanti possibili scenari del medio termine
- Assistenza clienti: il ricorso ai chatbot diventerà in futuro una costante. Si tratta di programmi in grado di simulare delle conversazioni umane, funzionando a tutti gli effetti come gli esperti che rispondono alle FAQ degli internauti che si collegano al sito internet. Lo stesso dicasi per lo sviluppo di algoritmi in grado di rispondere alle reali esigenze del cliente
- Lending: dopo aver analizzato username e password di accesso di tutti i clienti registrati alla blockchain, lo sblocco dei fondi sarà certamente più rapido.
E l’industria 4.0?
Con la diffusione su larga scala dell’associazione tra l’intelligenza artificiale e la blockchain si registrerebbero interessanti cambiamenti anche per il mondo dell’industria 4.0, perché cambierebbe il modo di produrre, o meglio di produrci le cose. Giustamente, non si parla solo di software, di algoritmi, di automazione, di robot e di hardware, ma di concetti più complessi come ideare e produrre beni on demand, dematerializzare e disintermediare.
Che differenze vi sono tra l’industria 4.0 e quella attuale?
Tantissime. Scontato. Lo smart manifacturing sarà di sicuro la novità più importante, visto che il sistema di produzione verterà sul monitoraggio dei processi fisici aziendali da parte dei sistemi informatici e i processi decisionali finiranno per essere decentrati.
Inoltre, l’industria 4.0 sarà incentrata sui seguenti cardini:
- Trasparenza delle informazioni: toccherà ai sistemi raccogliere dati con i sensori, archiviare le informazioni contestualizzandole e creare una copia virtuale dei dati fisici
- Interconnessione: lavoratori, sensori, macchine e dispositivi vari avranno un maggior livello di interazione
- Assistenza: i sistemi informatici basati sull’intelligenza artificiale aiuteranno l’uomo nel prendere le decisioni in maniera migliore rispetto ad oggi. Inoltre, risolveranno tutti i problemi già indicati nel paragrafo relativo a banche e ad assicurazioni.
Creazione di beni ex novo: il ruolo della blockchain e dell’intelligenza artificiale
Come si svilupperanno le suddette tecnologie non c’è modo di saperlo. In ogni caso, non è un azzardo identificare i confini dove la blockchain e l’intelligenza artificiale opereranno a piede libero. Allo stato attuale delle cose, in qualità di internauti possiamo effettuare il download di disegni, la loro modifica e l’invio ad una stampante tridimensionale. Di fatto, viene creato un bene ex novo. Con l’industria 4.0 entrano in gioco altri aspetti attinenti alla proprietà intellettuale del bene, al copyright e al diritto di vendita. Il diritto spetta al disegnatore o al produttore? Come si potrà depositare il brevetto nei tempi più rapidi possibili? E tenendo conto che con l’industria 4.0 il bacino di utenza è rappresentato dal mondo intero e non solo dal Paese di ideazione/creazione del bene prodotto, vi sono aspetti attinenti al quadro legislativo e alla valuta che variano.
La blockchain, come oggi, dovrà assicurare e controllare l’identità delle persone, garantendone l’anonimato. Proprio come un notaio, anzi meglio, le transazioni, una volta passate e validate dalla rete, presenteranno informazioni registrate e inalterabili.
Nel 2030, periodo di apice della blockchain, i Paesi in via di sviluppo potranno recitare un ruolo più importante di quello attuale. Tanto per dirne una, in Kenya, dove le infrastrutture sono carenti, è davvero difficile fare piccole transazioni. Si pensi che il numero di conti correnti in questa nazione è nettamente inferiore al numero di utenti M-pesa, noto sistema di trasferimento soldi fra utenti del servizio di telefonia cellulare, sviluppatosi 11 anni fa sulla rete mobile di Safaricom.
Abbiamo già parlato di era della sharing economy. Sono tante le startup che raccolgono i dati degli utenti mediante servizi gratuiti o a pagamento. Una volta che le informazioni personali vengono profilate, con tutta probabilità, vengono rivendute a fini economici. Dietro c’è un lavoro di analisi di dati davvero certosino. Solo quando i soggetti profilati capiranno che i loro dati personali sono ben più importanti dei soldi, allora questi tipi di business andranno in crisi.
IBM è tra i primi ad essersi mossa
Molti colossi dell’informatica sono dell’idea che utilizzare la blockchain in progetti di intelligenza artificiale sarà particolarmente redditizio. IBM, ad esempio, ha investito 3 miliardi di dollari per utilizzare la tecnologia nell’ottica del miglioramento del funzionamento degli oggetti connessi. I dispositivi dialogheranno tra loro in maniera più interattiva. Guasti e dati verranno individuati e riparati senza bisogno dell’intervento dell’uomo. Già adesso si parla di Internet of Things, settore destinato a crescere, dato che dagli attuali 6,4 miliardi di oggetti connessi a fine anno si passerà ai 20,8 miliardi nel 2020. E nel 2050 saranno addirittura 100 miliardi. Insomma, una gigantesca rete P2P con una miriade di ostacoli da aggirare, a partire dalla fiducia nelle istituzioni, dalle garanzie offerte dai fornitori, dalla sicurezza nella gestione dei dati, dall’introduzione di tecnologie all’avanguardia e, infine, dai costi relativi alla connettività.
Obiettivo dell’impresa 4.0 sarà quello di anticipare la domanda
Essere proattivi, leggendo in anticipo i cambiamenti della domanda, costituisce già da tempo un forte vantaggio competitivo per le aziende. Ed in futuro, questo aspetto sarà ancora più importante in termini di supply chain, visto che si risparmierebbe un’infinità di tempo e i costi delle materie prime verrebbero ammortizzati. Al fine di ottimizzare la produzione di nuovi beni, sarà maggiormente determinante saper scegliere i fornitori che dovranno impegnarsi al meglio per rendere subito disponibili le materie prime. I tempi di attesa dovranno essere minimi, affinché le aziende offrano un servizio eccellente, dove scadenze e impegni possano essere rispettati appieno.
Possibili scenari apocalittici
Sono molti gli esperti che dipingono scenari apocalittici a fronte della deriva delle suddette tecnologie integrate. Fra questi vi è Michael Paton, CEO di Yaf Life, una startup blockchain di successo, che sostiene che il connubio tra i sistemi di intelligenza artificiale e le reti peer-to-peer blockchain agevolerà la creazione di una rete dall’incommensurabile potenza di calcolo, vista l’enorme mole di dati connessi.
Non è di certo un’iperbole parlare di superpotenza artificiale, basata sul ricorso ad algoritmi intelligenti che, proprio come gli uomini, imparano ogni giorno e scambiano dati e informazioni di una certa rilevanza. Cosa accadrebbe nella malaugurata circostanza in cui questo network finisse nelle mani sbagliate? L’intera umanità, secondo Paton, sarebbe in pericolo, visto che una mega-intelligenza riuscirebbe a controllare tutti i mezzi di comunicazione connessi, dispositivi inclusi.
È di vitale importanza iniziare a discutere sin da adesso del ruolo della blockchain e delle moderne tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Lo stesso dicasi per quanto riguarda il loro corretto utilizzo, prima che gli scandali che hanno travolto il mondo delle istituzioni finanziarie, in particolar modo quello delle banche, non finiscano per intaccare anche il sistema industriale.
Blockchain e intelligenza artificiale potrebbero e dovrebbero essere utilizzate con cautela nel pieno rispetto del concetto di “Trustless”. In questo modo, garantirebbero a banche, assicurazioni e imprese un valore inestimabile con tutta probabilità vincente.